I primi embrioni umani sintetici sono stati prodotti in laboratorio usando cellule staminali o cellule della pelle riprogrammate. I “simil-embrioni” si chiamano blastoidi in quanto riassumono lo sviluppo dell’embrione nella fase iniziale di blastocisti.
Questi embrioni sintetici che non sono identici a quelli naturali (ottenuti da ovuli e spermatozoi), potranno essere utili per studiare i problemi di fertilità e dei primi stadi di sviluppo umano. Diventeranno dei laboratori viventi per nuove ricerche sulle terapie.
L’importante risultato è pubblicato su Nature in due studi indipendenti coordinati da Monash University di Melbourne e Southwestern Medical Center dell’Università del Texas.
Come sono stati creati i simil – embrioni
I ricercatori della Monah University guidati da Jose Polo ha ottenuto i simil-embrioni grazie alla riprogrammazione di fibroblasti, ovvero cellule adulte prelevate dalla pelle. Le cellule sono state coltivate in 3D fino alla formazione di una struttura simile in architettura e genetica ad una blastoscisti, che è stata chiamata “iBlastoide” (blastoide indotto).
Jose Polo spiega che questo blastoide “permetterà di studiare le primissime fasi dello sviluppo umano, facendo luce su alcune delle cause di infertilità e malattie congenite, e consentirà di valutare l’impatto di sostanze tossiche e virus sugli embrioni, senza dover usare vere blastocisti umane e soprattutto con un dettaglio senza precedenti, accelerando lo sviluppo di nuove terapie”.
Il gruppo di ricerca dell’Università del Texas, guidato da Jun Wu, ha seguito invece una strada diversa, usando cellule staminali umane pluripotenti. L’organoide ottenuto è paragonabile a una blastocisti per morfologia, dimensione, numero e varietà di cellule, ma non è comunque in grado di svilupparsi in un vero embrione vitale.
Nel 2017 e nel 2018 erano già stati creati embrioni sintetici di topo in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi. La novità è che si potranno fare esperimenti senza incorrere in problemi etici.
Embrioni sintetici per capire le cause degli aborti
Gli embrioni sintetici umani saranno il modello migliore per capire le cause degli aborti legate alle alterazioni genetiche. Lo afferma Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Roma Tor Vergata.
“Questi pseudo embrioni ci aiuteranno a studiare le fasi iniziali dello sviluppo dell’embrione di cui conosciamo poco o nulla: gran parte delle informazioni che abbiamo derivano da studi su topo”, spiega Novelli. “Nel campo della fecondazione medicalmente assistita, questi blastoidi potranno rivelarci perche’ nelle fasi iniziali dello sviluppo si ha un numero cosi’ alto di alterazioni genetiche: addirittura una blastocisti su due, allo screening pre-impianto, mostra uno sbilanciamento cromosomico che puo’ portare all’aborto”.
Naturalmente Novelli avverte che non si avranno subito delle risposte e che bisogna mantenere una certa cautela perché questi esperimenti sono solo ai primordi. Si deve considerare che la riprogrammazione genetica delle cellule non è sempre efficiente tanto che solo due blastoidi su dieci prendono forma, mentre gli altri falliscono.
Nasceranno anche nuove questioni etiche sull’utilizzo dei nuovi blastoidi.