Pfas e tumori: nuovo studio ha scoperto che accelera la diffusione del cancro al colon.
Un nuovo studio ha esaminato gli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), o acidi perfluoroacrilici, sulla progressione del cancro al colon.
Cosa sono le PFAS e dove si trovano?
Le PFAS sono composti chimici industriali ampiamente utilizzati in vari settori, come cosmetici, padelle antiaderenti, imballaggi alimentari, tessuti, mobilio, vernici, pesticidi, farmaci e schiume ignifughe. La loro particolare stabilità termica li rende resistenti alla degradazione e li rende presenti diffusamente nell’ambiente.
PFAS e metastasi del cancro al colon
Uno studio condotto da epidemiologi dell’Università di Yale ha esaminato gli effetti delle PFAS esponendo cellule di cancro al colon a concentrazioni simili a quelle riscontrate nel sangue dei vigili del fuoco. I pompieri sono considerati più esposti a queste sostanze a causa della loro frequente esposizione ai ritardanti di fiamma contenenti PFAS.
Le cellule cancerose sono state organizzate in “palline” tridimensionali chiamate sferoidi e sono state esposte a due comuni PFAS: il PFOA, spesso utilizzato nei rivestimenti impermeabilizzanti, e il PFOS, impiegato nelle schiume antincendio. Il PFOA è stato classificato come cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC).
Lo studio ha rivelato che le PFAS hanno indotto le cellule cancerose a migrare in nuove posizioni, caratteristica tipica delle cellule responsabili delle metastasi. Gli scienziati hanno anche osservato che le PFAS hanno alterato sostanze cruciali per il metabolismo cellulare e ridotto le sostanze antinfiammatorie che generalmente hanno proprietà protettive contro il cancro. Questi effetti sono risultati più evidenti nelle cellule con una mutazione genetica associata a una forma più aggressiva di cancro al colon.
Sebbene gli studi in colture cellulari possano non sempre essere confermati da successivi test clinici, questa ricerca suggerisce un nuovo effetto deleterio delle PFAS e sottolinea l’importanza di considerare le categorie professionali più a rischio, come i pompieri, nella gestione di queste sostanze potenzialmente dannose.
Lo studio è statoo pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology