Cura tumori: nuove scoperte per farmaci immunoterapici. Trovati degli “interruttori” molecolari che sono in grado di risvegliare le sentinelle del sistema immunitario contro i tumori.
Si tratta di molecole di RNA non codificanti che derivano da ciò che una volta veniva definito “DNA spazzatura”.
Questa scoperta è stata pubblicata su Nature Genetics dal gruppo di ricerca guidato da Beatrice Bodega e Sergio Abrignani dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare ‘Romeo ed Enrica Invernizzi’.
La ricerca che è stata condotta su cellule di donatori sani e su tessuti tumorali isolati da pazienti, porta alla luce l’importanza delle molecole di RNA non codificanti, delle quali non si conosceva il ruolo, ma che invece sono risultate importanti per l’attivazione e la funzionalità delle cellule immunitarie, in particolare dei linfociti T CD4+.
Tali molecole di RNA derivano da sequenze ripetute nel nostro Dna (le sequenze Line1) che hanno colonizzato il genoma umano, contribuendo alla sua evoluzione.
In particolare, lo studio evidenzia che gli RNA di Line1 si accumulano nei linfociti T CD4+ di tipo “Naive” (cellule considerate immature) e, quando queste cellule si attivano, le molecole di RNA di Line1 diminuiscono drasticamente. Questo dipende da una diversa modulazione di queste molecole nella cellula immatura e nella cellula differenziata, che avviene tramite un meccanismo chiamato splicing delle molecole di RNA.
E’ risaputo che i linfociti presenti nei tumori non riescono più ad attivarsi e ad eliminare le cellule tumorali.
Ma sorprendentemente, i linfociti CD4+ che infiltrano i tumori riaccumulano gli RNA di Line1: silenziando questi RNA in laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che i linfociti T riacquisiscono la capacità di eliminare le cellule malate.
“Riteniamo di aver identificato un potenziale nuovo bersaglio terapeutico da combinare alle immunoterapie odierne”, spiegano Bodega e Abrignani.
“L’obiettivo futuro è la creazione di una startup che possa sviluppare nuove terapie per risvegliare il sistema immunitario silente nel microambiente intratumorale, in modo che i linfociti T possano nuovamente riconoscere e distruggere le cellule neoplastiche”.
Lo studio è stato realizzato in collaborazione con l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e l’Humanitas University di Milano, il CheckmAb spin-off della Statale di Milano, il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, il Policlinico di Milano e l’ospedale San Giuseppe MultiMedica IRCCS di Milano, grazie ai finanziamenti di Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB), Fondazione Cariplo e Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul cancro).