Alzheimer nuovi farmaci 2022: spray nasale che protegge neuroni.
La Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha avviato il test sui topi dello spray nasale che protegge i neuroni in caso di Alzheimer.
I ricercatori hanno sviluppato una molecola che inibisce l’accumulo della proteina beta amiloide, responsabile della demenza, proteggendo i neuroni dai suoi effetti tossici.
Uno spray nasale è già in studio da anni; fu infatti la prof.ssa di Gerontologia e Geriatria alla Wake Forest Baptist, Suzanne Craft, che nel 2011 pubblicò i risultati della sua ricerca. Lo spray si basava sull’inalazione di insulina, il principale ormone che trasforma lo zucchero nel sangue in energia per le cellule.
Il test dimostrò che lo spray nasale fornisce insulina rapidamente e direttamente al cervello, senza effetti collaterali dannosi, come l’aumento dei livelli di insulina in tutto il corpo. Lo studio incluse 104 adulti con decadimento cognitivo amnestico lieve, in cui le persone hanno una perdita di memoria che può progredire fino al morbo di Alzheimer, o con morbo di Alzheimer da lieve a moderato.
I nuovi test 2022
Nello studio congiunto fra l’Istituto Besta e il Mario Negri, pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry”, si sono avuti risultati promettenti per lo sviluppo di una strategia di cura della malattia nella fase precoce, dimostrando l’efficacia di una nuova molecola somministrata per via intranasale in un modello animale.
La nuova strategia sviluppata per contrastare l’Alzheimer si basa su una scoperta antecedente degli stessi autori che hanno identificato una variante naturale della proteina beta amiloide che protegge i soggetti portatori dallo sviluppo dalla malattia: questo ha permesso di sintetizzare la molecola (un piccolo frammento formato da 6 aminoacidi) utilizzata nello studio.
Fabrizio Tagliavini e Giuseppe Di Fede, neurologi del Besta, spiegano: “Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta amiloide sotto forma di placche nel cervello. Inoltre, il trattamento sembrerebbe non indurre eventi collaterali che derivano da un’anomala attivazione del sistema immunitario, riscontrati in altre potenziali terapie per l’Alzheimer. Questi effetti multipli costituiscono pertanto una combinazione apparentemente vincente nell’ostacolare lo sviluppo della malattia nei topi”.
Mario Salmona, biochimico dell’Istituto Mario Negri ha aggiunto: “Gli ulteriori vantaggi di questa strategia riguardano i bassi costi di produzione del piccolo peptide, in confronto agli elevatissimi costi di altri approcci terapeutici potenziali per l’Alzheimer come gli anticorpi monoclonali, la semplicità e la scarsa invasività del trattamento per via intranasale, peraltro già usato con successo per altre categorie di farmaci”.