Microplastiche si trovano anche nel latte materno: quali sono i rischi?
La scoperta è dovuta a uno studio coordinato all’Università Politecnica delle Marche di Ancona e pubblicata sulla rivista Polymers.
Nello studio sono state seguite 34 donne all’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma, le quali hanno donato un campione di latte prelevato a una settimana dopo il parto. I risultati non sono positivi: infatti è arrivata la conferma, per la prima volta, della presenza di microplastiche anche nel latte materno.
I ricercatori hanno esposto le loro apprensione per la scoperta la quale “rappresenta una grande preoccupazione” per il target che va a coinvolgere, ovvero i neonati.
Tuttavia, la ricercatrice dott.ssa Valentina Notarstefano, dichiara: “[…] va sottolineato che i benefici dell’allattamento al seno sono molto maggiori degli svantaggi causati dalla presenza di microplastiche inquinate. Studi come il nostro non devono portare a allattare di meno i bambini, ma devono sensibilizzare l’opinione pubblica, affinché i politici spingano per la riduzione dell’inquinamento le leggi”.
Quali plastiche sono state trovate e quali sono i rischi?
Gli studiosi hanno impiegato contenitori di vetro per raccogliere il latte e evitare in questo modo possibili fonti di inquinamento dei campioni.
Dunque, si è proceduto ad analizzare i campioni di latte materno prelevato e il risultato è stato che in 26 dei 34 campioni si è rilevata presenza di microplastiche composte da materie plastiche differenti e individuate in microsfere o frammenti irregolari di dimensioni comprese tra 1 e 12 millesimi di millimetro.
Le plastiche più presenti erano le seguenti: polietilene (38%), Pvc (21%), polipropilene (17%).
Già due anni fa lo stesso gruppo di ricecatori aveva rinvenuto microplastiche anche nella placenta.
“Il rilevamento di microplastiche nel latte materno umano, insieme al precedente rilevamento di queste microplastiche nella placenta umana, solleva grandi preoccupazioni a causa del suo impatto sulla popolazione infantile estremamente vulnerabile”.
I ricercatori affermano: “Le sostanze chimiche eventualmente contenute in cibi, bevande e prodotti per la cura personale consumati dalle madri che allattano possono essere trasferite alla prole ed esercitare, potenzialmente, un effetto tossico. Pertanto, è d’obbligo aumentare gli sforzi nella ricerca scientifica per approfondire la conoscenza del potenziale danno alla salute”.
Quali sono le maggiori fonti di inquinamento?
Per capire come le microplastiche entrano nel latte materno, gli scienziati coinvolti nello studio hanno registrato il consumo di cibo e bevande negli imballaggi di plastica. Hanno anche analizzato l’uso della plastica nei prodotti per la cura della persona. Tuttavia, non sono riusciti a trovare alcun collegamento tra questi due aspetti.
La mancanza di connessione con l’uso di prodotti per la cura personale può essere probabilmente spiegata dal fatto che il contatto con la pelle come via di esposizione ha poca influenza, poiché solo le particelle di dimensioni inferiori a 100 nanometri possono attraversare la barriera cutanea.
Al contrario, la mancanza di un legame con le abitudini alimentari materne è più difficile da spiegare poiché la via principale delle microplastiche è l’ingestione.
In effetti, le madri hanno segnalato numerose fonti alimentari di microplastiche, come pesce, crostacei e necessità quotidiane come sale da cucina, zucchero, acqua in bottiglia, latte, miele, bustine di tè di plastica.
Pertanto, poiché le microplastiche sono onnipresenti nell’ambiente, i risultati del presente studio suggeriscono che l’esposizione a queste microparticelle è inevitabile e, per questo motivo, è impossibile. Sebbene in questo studio non siano stati identificati fattori di rischio specifici per le microplastiche, Notarstefano ha affermato: «Vorremmo consigliare alle donne in gravidanza di prestare maggiore attenzione a evitare cibi e bevande confezionati in plastica, cosmetici e dentifrici contenenti microplastiche e indumenti realizzati con tessuti sintetici».
(Fonte: ecodellojonio.it)