Perché si è invidiosi? L’invidia è sempre un male?
L’invidia si distingue in maligna e benigna: mentre l’invidia benigna può motivarci a migliorare noi stessi in modo da poter avere ciò che gli altri hanno, l’invidia maligna è distruttiva e si concentra sulla distruzione del successo degli altri.
Da dove nasce l’invidia?
Le emozioni umane sono poco comprese anche se esiste una lunga e venerabile tradizione di ricerca ad esse relativa, che risale all’“Espressione delle emozioni negli animali e negli uomini” di Darwin.
Un problema è che i fisiologi e gli psicologi che studiano le emozioni non le guardano abbastanza da un punto di vista evolutivo.
In termini evolutivi, le emozioni sono risposte adattive all’ambiente che aumentano le mie possibilità di sopravvivenza. Ma a differenza dei semplici adattamenti – come quelli che ci dicono ad esempio le sensazioni di dolore – le emozioni sono molto più complesse. Orchestrano una risposta più organizzata. Se sospetto che una tigre sia nelle vicinanze, una reazione di lotta/fuga (mediata da strutture limbiche) attiverà diversi aspetti della mia fisiologia e cognizione, alimentandosi ciascuno ricorsivamente dell’altro, influenzando il mio comportamento.
Ora, considerando il semplicissimo esempio di gelosia o invidia, due parole che sono usate in modo intercambiabile negli Stati Uniti, ma che in altre culture come in Regno Unito, la prima è usata più spesso in un contesto sessuale, mentre la seconda in altri contesti.
In entrambi i casi il “bersaglio” è solitamente qualcuno che è percepito come in una situazione migliore rispetto a te o il cui accesso alle risorse è migliore del tuo. La gelosia ha anche una componente possessiva; voglio davvero privare la risorsa dell’altra persona e rivendicarla come mia. È un’emozione negativa.
L’invidia non è così negativa: non ha lo stesso spigolo vivo e motiva l’emulazione ad ottenere un accesso indipendente a risorse simili o addirittura migliori. All’altro estremo dello stesso spettro, ci sarebbe pura ammirazione per qualcuno che, grazie al talento innato e allo sforzo intenso, sta meglio di te.
Come nasce l’invidia?
Per provare invidia, devono essere soddisfatte tre condizioni.
In primo luogo, dobbiamo confrontarci con una persona (o persone) per qualcosa – un possesso, una qualità o un risultato – che non abbiamo. Secondo, dobbiamo desiderare quel qualcosa per noi stessi. E terzo, dobbiamo essere personalmente addolorati dall’emozione o dalle emozioni associate.
Cosa nasconde l’invidia?
Il termine “invidia” deriva dal latino “in-videre” con significato di “guardare contro, guardare male o biecamente, con ostilità”.
Spesso si soffre molto di invidia perché si hanno complessi di inferiorità, oppure carenze di tipo affettivo o sociale che sono causa di frustrazioni.
Di sicuro quando si prova invidia, si ha una sensazione di malessere e di inadeguatezza, tale da desiderare il male dell’altro in modo da porre fine all’emozione che è nata.
In qualche modo tutti abbiamo provato o proviamo invidia. Si possono fare una moltitudine di esempi che possono causare questa emozione: da bambini si invidia chi ha un giocattolo nuovo, si invidia il proprio fratellino o sorellina se ha più attenzioni, poi si invidia a scuola chi è più bravo di noi, chi è fidanzato e così via…
Valentina D’Urso, docente di psicologia generale all’Università di Padova e autrice di “Psicologia della gelosia e dell’invidia” spiega che nonostante l’invidia sia fra le emozioni più comuni nell’animo umano, è difficile ammettere di provarla: “È l’emozione negativa più rifiutata. Perché ha in sé due elementi disonorevoli: l’ammissione di essere inferiore e il tentativo di danneggiare l’altro senza gareggiare a viso aperto ma in modo subdolo, considerato meschino.”
Dunque, l’invidia nasconde un nostro senso di disagio e di inferiorità e un’ostilità che proviamo per il nostro “rivale”, verso il quale agiamo di nascosto per danneggiarlo (anche sparlandolo o cercando di fargli perdere quello per cui lo invidiamo).
Per chi si prova invidia?
Approfondimenti nell’articolo: Provare invidia psicologia
(Fonti: frontiersin.org; pensierodelgiorno.com)