Perché i vaccini anti Covid-19 causano le trombosi? Un nuovo studio autoptico, condotto dal professore Paolo Zamboni del Dipartimento di Medicina Traslazionale, insieme ad un gruppo di ricercatori italiani, ha trovato conferme sui meccanismi che provocano le trombosi a seguito del vaccino.
Già ricercatori inglesi e tedeschi avevano avanzato delle ipotesi, che adesso sono state avvallate da questa nuova ricerca pubblicata sulla rivista Haematologica, e per la parte metodologica dalla rivista Diagnostics.
Il prof. Zamboni spiega: “Gli accertamenti su alcuni campioni, per la prima volta condotti in studi autoptici, verificano e confermano la VITT e la presenza nell’organismo di anticorpi che legano il ‘Pf-4‘, il potente fattore di attivazione delle piastrine. Questi complessi anti-Pf-4 sono stati individuati solo il mese scorso da colleghi inglesi e tedeschi e si sono dimostrati responsabili nel nostro studio di estese trombosi venose in sedi atipiche, come le vene del fegato, dell’intestino e del cervello. La VITT se non diagnosticata in tempo porta a un drammatico consumo di piastrine a cui possono conseguire emorragie cerebrali fatali”.
Che cos’è la VITT?
La VITT è una malattia che in italiano è denominata trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino ed oggetto di studio in tutto il mondo. E’ stata da poco descritta sul New England Journal of Medicine.
E’ un quadro clinico caratterizzato dalla diminuzione delle piastrine e dalla trombosi venosa che si può presentare anche nel cervello.
I sintomi che compaiono con un intervallo che va dai cinque ai venti giorni dalla somministrazione della prima dose del vaccino sono difficoltà respiratoria, dolore al petto, mal di testa, vertigini, vista offuscata e comparsa spontanea di lividi. Una caratteristica di questa malattia la quasi assenza di piastrine (responsabili della coagulazione del sangue) e la presenza di coaguli di sangue (trombi).
“Si tratta di una sindrome innescata non da un vaccino soltanto, cioè Astrazeneca, non è questione di brand farmaceutico, – dice il prof. Zamboni, – ma dai vaccini anti-Covid prodotti e sul mercato, sia quelli basati su adenovirus, come Astrazeneca (ma sono basati su adenovirus anche Johnson & Johnson, Reithera e Sputnik), sia quelli a base di RNA messaggero, come Pfizer-BioNTech (è a base di RNAm anche Moderna.).”
Zamboni aggiunge: “È importante sottolineare che i casi di VITT sono rarissimi eventi, circa tre casi per milione, e che gli esiti gravi o addirittura fatali possono essere scongiurati con una diagnosi e una terapia precoce che sono già a disposizione. Si tratta di un grande passo avanti per ridurre il clima di dubbio e di esitazione creato dalla notizia dei primi casi di eventi avversi da vaccinazione. La conoscenza dei meccanismi della malattia, e la consapevolezza dell’esistenza di valide contromisure, è un elemento di rassicurazione rispetto alla campagna vaccinale, che è lo strumento che consentirà di superare la pandemia”.
“Il contributo più importante del nostro gruppo, – continua Zamboni – è stato quello di mettere a punto una metodologia che arrivasse ad escludere ogni altra causa alla base di questa patologia. La correlazione c’è, a provocare la Vitt sono i vaccini anticovid: per Astrazeneca un caso su 300.000 vaccinati, per Pfizer, un caso su 400.000.”
Trombi causati da eccesso di anticorpi che si legano a Pf4
“Il vaccino rarissimamente in alcune persone scatena un eccesso di anticorpi non solo contro il coronavirus, ma anche contro altre componenti del nostro organismo, o vecchi nemici, come altri virus, che abbiamo già combattuto. Ma il più pericoloso dei suoi effetti è quando questi anticorpi si legano ad una sostanza chiamata Pf4, diventando potentissimi attivatori di piastrine, che a loro volta creano catene di trombi, non nelle gambe o nelle braccia, ma in sedi atipiche, soprattutto nelle vene dell’intestino e del fegato e in quelle interne al cranio. A questo punto il meccanismo trombotico, molto diverso da quello noto alla Medicina, consuma le piastrine, che si riducono progressivamente fino a provocare, nel corso dei giorni, l’effetto opposto, cioè l’emorragia.”
Quali sono i sintomi degli effetti collaterali dei vaccini?
Zamboni spiega quali sono i segnali premonitori e i sintomi dei rari effetti collaterali: “Secondo il risultato raggiunto, sempre grazie all’autopsia e alla lettura delle cartelle cliniche, è stata l’individuazione dei sintomi, che si manifestano fra il 4° e il 21° giorno e vanno da una fortissima cefalea, al dolore addominale, anch’esso molto importante, male al collo, gonfiore degli arti e più avanti possono anche provocare difficoltà respiratorie. Sono questi i sintomi, inconfondibili rispetto a normali cefalee e dolori addominali, da segnalare al proprio medico o al medico di Pronto Soccorso, che potrà verificare con tre semplici esami la presenza della sindrome e procedere a bloccarla sul nascere, neutralizzandone gli effetti più rischiosi. La VITT può essere curata. L’altro risultato importante della ricerca, che a giorni verrà pubblicata su Haematologica, una delle riviste scientifiche più prestigiose di Ematologia, mentre altri gruppi anche all’estero stanno pubblicando su altre riviste, è, infatti, la scoperta della terapia. Pubblicazioni che renderanno in breve di dominio pubblico queste ricerche, rendendone i risultati utilizzabili soprattutto dalla comunità medica.”
Il team che ha effettuato lo studio è composto da esperti nel campo della coagulazione e delle trombosi delle Università di Catania, Foggia, Palermo, Ferrara e IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano.
Oltre a Zamboni, hanno condotto lo studio Cristoforo Pomara, Francesco Sessa, Marcello Ciaccio, Francesco Dieli, Massimiliano Esposito, Sebastiano Fabio Garozzo, Antonino Giarratano, Daniele Prati, Francesca Rappa, Monica Salerno, Claudio Tripodo e Pier Mannuccio Mannucci.
(Approfondimenti: SARS-CoV-2 Vaccine–Induced Immune Thrombotic Thrombocytopenia)